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Il nuovo clown di Byland (autoritratto)

 

Il dipinto nato da un autoritratto, desidera raffigurare gli elementi che caratterizzano la pedagogia rivolta ad analizzare la "ricerca del proprio clown interiore”, metodo del famoso 'attore teatrale Pierre Byland.
Pierre prima allievo e poi insegnante presso la famosa scuola Jacques Lecoq di Parigi, è stato il primo a portarci il famoso naso rosso,la maschera più piccola del mondo, che ha permesso di far uscire dall'individuo la propria ingenuità e fragilità.
Il suo lavoro artistico rivolto non solo agli attori teatrali e di strada, è sempre stato affiancato da un intenso impegno pedagogico specifico sull’arte del clown.
“Il nuovo clown” il "fiasco" e il "clown clandestino", sono solo alcuni degli elementi che caratterizzano la sua pedagogia, che mette al centro l’uomo senza artificio, che accetta la propria debolezze convertendola in forza comunicativa.
"Ho sperimentato in prima persona (quasi inconsapevolmente) tale insegnamento, nel periodo in cui ho avuto modo di trascorrere del tempo insieme ad un gruppo di persone meravigliose che sono i Down.
Non è stato soltanto trascorrere del tempo libero, ma un arricchimento reciproco, il loro mondo nel mio, il mio nel loro."

Critica a cura del Maestro Antonio Perrone
E qui senza accettare debolezze, ma con prepotenza espressiva e cromatica si impone pittoricamente l'assimilazione della lezione di Byland come testamento artistico introspettivo che attraverso i diaframmi degli occhi del clown e non di una sperimentata maschera, ci investe inavvertitamente di una dimensione di forza trainante, pari a quella espressa dal concetto di transfertismo plotiniano.
Per cui d'incanto ci ritroviamo non piu' spettatori ma a rimirarci in un disarmante specchio che ci induce a porci in uno stato esistenziale diverso ed interrogativo.

 

 

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La noia di un adolescente

 

Quest' opera mi rimanda (concettualmente e non in senso strettamente pittorico) ad alcuni lavori di Balthus.

Una sottile angoscia pervade questo lavoro che esalta profondamente la dimensione dell'innocenza.

 Straordinario!

 

Costantino Canonico

 

 

 

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Io sarò ciò che tu non sei stata

 

Occhi di una bimba guardano al futuro, supportando tra le sue braccia la madre che con sguardo basso e portamento raccolto domanda protezione e comprensione alla figlia.

Al fianco l’immagine riflessa di una figlia che si “perde” nel coraggio umile e testardo di un pettirosso, colui che si leva leggero con il sogno di libertà...

 

Il sacrificio è il segno di chi è disposto a dare tutto se stesso spogliandosi della propria persona, come il pettirosso sospese il suo volo sulla testa sanguinante di Cristo, faticosamente tolse una spina dal suo capo sporcandosi del suo sangue.

 Il suo petto porterà in ogni tempo il segno di quel grande atto d’amore.

 

 

   Emanuela Di Stefano

 

 

Quell’abbraccio invertito, come se la bambina volesse proteggere la madre con il suo minuto corpicino in ventre materno dal quale ella è stata partorita, atteggiamento di attaccamento e riconoscenza per la vita e per chi l’ha donata.

Il viso è dolce e tenero ma non vi è traccia di sorriso, uno sguardo quasi minaccioso che accompagna la sensazione di chi tende a proteggere, nel timore che qualcuno possa privarla di quell’affetto.

La madre è dipinta in modo etereo da ricordare quasi una Madonna, questa simbiosi d’immagine non è casuale, la Madonna non è per i profani una donna che dà, ma è soprattutto una donna che chiede.

Chiede abnegazione, preghiere e tantissimo amore, in cambio non dona nulla che possa essere fisicamente avvertito dal profano.

Soltanto a coloro che credono, essa dona tanta protezione da convincerli ad affrontare le amarezze della vita con serenità e rassegnazione tale, da non percepire il peso della sofferenza.

Nel dipinto dinfatti, colei che abbiamo idealmente identificato come una figura religiosa, non pone la mano sul capo della bambina in segno di placarne l’ansia e tranquillizzarla, ne tantomeno il suo sguardo le è rivolto.

I suoi occhi si perdono nel vuoto, non tradiscono nessun emozione dell’affettuoso abbraccio che riceve, ed è qui che lo sguardo indagatore è costretto a spogliare l’immagine dalla divina veste, per vederla nelle sembianze di una fredda statua che resta impassibile a qualsiasi dimostrazione d’affetto o richiesta di amore che la figlia vorrebbe da lei.

 

A cura del Maestro Santolo Abbattista

 

 

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La memoria e il futuro dell’infanzia

 

C'era una volta un pezzo di legno…

Con queste parole prende inizio il libro scritto da Carlo Lorenzini in arte Collodi, dal titolo "Le Avventure di Pinocchio - storia di un burattino", quest’opera pubblicata per la prima volta nel 1881, è considerata un capolavoro della letteratura e un buon trattato di pedagogia.

L'educazione di Pinocchio è infatti frutto della sua esperienza diretta, continuamente esposto all'attrazione per la trasgressione ma sempre trionfante su di essa.

Simbolo dell’uomo, le sue vivaci peripezie hanno da sempre trasmesso un valore morale e non hanno mai smesso di stimolare le più svariate interpretazioni, la sua incoerenza forza e debolezza ci appartengono e ci rappresentano, come anche la trasformazione da burattino a bambino, che lascia un po’ l’amaro in bocca… Un cambiamento che diventa l’emblema malinconico del passaggio dalla magica libertà infantile ai doveri e alle responsabilità della vita adulta…

 

 

Emanuela Di Stefano

 

 

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Vivere e morire

 

Vivere e morire potrebbero essere la stessa cosa, ed il fatto che le abbiamo separate è per molti  fonte di grande sofferenza.

Abbiamo distinto la morte "trattandola" come un evento che accadrà alla fine della vita, tuttavia è sempre presente.

Per timore di quell’evento  l'abbiamo separata dalla vita, relegandole l’una in antitesi all'altra.

 

Una mente vincolata in tale processo non riuscirà mai a comprendere il nostro ruolo sulla terra. Comprendere è libertà...

 

 

 Emanuela Di Stefano

 

 

 

Magistrale il gesto della mano che a me indica saluto a ciò che è stato, le figure dietro  accompagnate dall' espressione del viso che dice l'accettazione secondo l'ordine delle cose. Una intensità espressiva che diventa tenera nostalgia . Notevole!

 

 

 

Costantino Canonico

 

 

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Catherine e le sue notti liriche

 

Proprio quando l'oscurità sembrava più densa,

fiera la notte mostrò con un palpito i suoi silenzi

e i suoi interminabili colori.

Catherine inerme rimase,

e dinanzi la bellezza della volta celeste

si ammantò di stelle, cantando la passione

sotto l’ ingenua luminescenza lunare.

Persa nell'universo aprì un poco le palpebre

e tutto apparve ovattato e misterioso.

Accanto a lei l’essere della buona sorte,

saggio si posò, un grido levò

e la sua anima chiamò…

Là dove tutti gli altri non seppero fare,

l’avrebbe in ogni tempo accompagnata

nei suoi canti lirici, desiderando insieme il bel mattino…

 

Emanuela Di Stefano © 2009

 

 

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E ora sono nel vento…

 

Per non dimenticare la persecuzione e lo sterminio di 15 milioni di Ebrei, compiuto dalla follia e dal delirio di onnipotenza di Adolf Hitler.

Con la speranza che tale orrore non si ripeta mai più.

Rifiutando qualsiasi rigurgito antisemita e razzista.

Il titolo di questa opera è liberamente ispirato alla canzone di Francesco Guccini intitolata Auschwitz (Canzone del bambino nel vento).

 

 

Emanuela Di Stefano

 

 

 

 

 

 

 

 

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Siamo noi stessi o ciò che gli altri vorrebbero?

 

In molti modi e per altrettante ragioni, la nostra società spesso " costringe" l'uomo a diventare un burattino

Un grande occhio è simbolo del potere della società che ci osserva, che tutto controlla e manovra.

E chi non obbedisce ai voleri del burattinaio-padrone quale futuro lo aspetta ?

 

 

 

Emanuela Di Stefano

 

 

 

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Leda e l'inganno di Zeus

 

La dolcezza e l’ingenuità, si potrebbe dire quasi il candore del bel viso di Leda, che non si addice alla voluttuosa donna, prossima all’approccio adulterino che si appresta a compiere con Zeus nelle sembianze del favoloso Cigno, per non arrecar gelosia in Giunone sua moglie.

Leda era sposa di Tindaro dal quale aveva avuto già tre figlie, e questo la dice lunga sulla sua inappagata sensualità.

Leda sul dipinto è messa magistralmente in risalto dalle penne del Cigno che circuiscono il suo capo come se fossero i suoi pensieri.

Qui l’occhio attento dell’osservatore potrebbe interpretare nelle piccole piume dell’ala, tanti piccoli e perfetti simboli fallici che terminano in basso con sei più grandi, dei quali due intenti a disperdere il loro candido seme destinato a all’universo dei sensi, poiché l’approccio di Zeus è destinato a restare un semplice appagamento del desiderio, questo lo si deduce dal cuore vuoto che egli compone con il suo collo, la quale punta si rivolge verso Leda.

Anche se per lei sarà ben diverso, poiché partorirà due uova che schiuderanno due gemelli ciascuno.

 

 

A cura del Maestro Santolo Abbattista

 

 

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Tra l’unione di cielo e terra nasce un sonetto…

 

Successivamente all'omaggio ricevuto dal Prof. Raffaele Pinto del suo sonetto 460, è nata quest'opera pittorica, una tensione creativa che ha unito due diverse sensibilità in un unico afflato...

 

 

Del mito l’eloquenza tu rivivi

creando con immagini figura

che sembra generata per natura

da artefici d’ogni artificio schivi.

Colore e tratto sono primitivi,

di cuore più che di cervello cura,

e insegnano tutta la dismisura

dell’emozione, a quanti ne son privi.

Ma si concentra l’energia negli occhi

che dicono, sbarrati, lo stupore

di chi la novità del mondo sente.

E di chi guarda sembra nella mente

che penetri il tuo sguardo, ed il suo cuore con dolce pennellata frughi e tocchi.

 

 

 

Di seguito i particolari del dipinto

 

 

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"Utopia d'amore"

Dipinto dedicato al sonetto 377 del Prof. Raffaele Pinto.

 

Ancora una volta la lirica di Raffele è stata fonte d’ispirazione… un “filo” che stringe eloquenti sfumature di un idillio emozionale.

 

Quando il calore arriva da lontano,

per vie imperscrutabili del cuore,

sembra che bruci dentro con più ardore

e che l’affetto sia più puro e sano.

Gioisce allora l’anima e per mano

si lascia accompagnare con stupore

per terre sconosciute, in cui l’amore

regna di gioia unico sovrano.

Così ti seguo, d’entusiasmo pieno,

lungo il cammino che porta alla gioia,

al tenero sentire, alle emozioni,

e con il cuore in festa scopro i doni che tu riservi a chi, morta ogni noia,

sappia guardar nel tuo infinito seno.

 

 

                                                                                                    Di seguito i particolari del dipinto

 

  

 

A cura di   Maria Luisa Lamanna  

 

Molti gli elementi di sogno presenti in quest'opera, come pure nel sonetto.

La paradossale falsa distanza è rappresentata dal cuore rubato alla terra dell'isola.

Esiste, è vero, una distanza fisica tra l'isola e la fanciulla, annullata però... dal pezzo di terra/cuore portato via.

La distanza esiste solo nel momento in cui diamo un valore oggettivo alla parola stessa, che viene sconfitta quando ognuno di noi pensa all'altro.

Il sogno dell'immaginario lo vedo rappresentato da quell'astro "sconosciuto", forse luna, forse stella, forse pianeta, che con il suo brillio irradia raggi di calore che arriva da lontano e ancora più lontano si espande.

Il candore della calla bianca simbolo della purezza del sentimento, è il segnale forte della sua forza, lo regge in perfetta sincronia con il cuore nell'altra mano.

E le mongolfiere con il oro rosso colore che portano ovunque il messaggio positivo della gioia, delle emozioni, del "cuore in festa".

Le foglie che navigano sull'acqua sono la bella immagine della natura, sempre presente nelle tue opere, segno dell'appartenenza a questa dissacrata terra.

Infine quello sguardo colmo di malinconia, impossibile da celare.

E' quella malinconia bellissima di tutti noi, quella positiva, quella che ci fa sorgere le domande più assurde, quelle esistenziali, spesso senza risposta.

Giustamente senza risposta perchè le domande più intime e profonde ogni giorno devono presentarsi per ricordarci che siamo uomini e donne con un cuore che batte, non solo per noi stessi, ma per l'universo intorno.

Emanuela, lo sguardo della fanciulla è senza dubbio l'elemento che sento più mio quindi grazie, un abbraccio.

 

 

 

Or s'ode nell'aria un canto blues..ascolta..ascolta !

 

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Dipinto dedicato al sonetto del Prof. Raffaele Pinto.

 

T’immagino come una bella gatta,

ed agitando la zampetta

nell’aria come se fosse l’aletta

di un’ape, volteggi come matta

attorno a un fiore, e tutta soddisfatta

si lasci accarezzare e non la smetta

di far le fusa, come una bimbetta

che coi colori un foglio macchia e imbratta...

 

 

Di Seguito i particolari del dipinto

 

 

A cura del Maestro Santolo Abbattista

 

UN AMORE IMPOSSIBILE BELLO IL MICIONE CHE CON LA CODA, SFOGLIANDO VA LA MARGHERITA CHIEDENDO A LEI COME HAN FATTO TANTI, M'AMA O NON M'AMA; CON GLI OCCHI CHIUSI SPERANZOSO ASPETTA CHE LEI LO BACI E LO ACCAREZZI ANCORA. LEI FINGE DI DORMIR PER NON VEDERE, QUEL MIAGOLIO NON LO VUOL SENTIRE, MA IN CUOR SUO UN PENSIER L'ASSALE, LO RIPUDIA E PENSA D'ESSER MATTA SE IN QUEL MOMENTO SI TRASFORMASSE IN GATTA...

 

 

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L'acerbo seno di Malika

 

A Malika e a tutte le donne arabe, ho dedicato i miei versi ed il mio dipinto narrando a mio modo, il loro vissuto e la realtà che vivono, prigioniere da retaggi culturali che ancora oggi determinano “mutilazioni” interiori e della vita stessa...

 

 

Versi e dipinto di Emanuela Di Stefano

 

L’acerbo seno di Malika

 

Mai

lacrime laveranno

la mia pelle gelida,

ma non tremo,

non sorrido,

non amo,

contemplo il vuoto di altre vite

che cerco lassù dove nessuno

arriverà a sporcarle.

Le mie figlie femmine resteranno

un ricordo dell’ennesimo coito

che sopporto nel mio acerbo grembo.

Cos’è un brivido d’amore?

Uno sciocco capriccio che

non mi è concesso conoscere

in questa vita.

Il mio corpo è solo un ombra

riflessa ad uno specchio deforme,

lacerato da mani che giustiziano carne,

mente e cuore.

Mentre fuori tutto primeggia

e stride tra le piaghe di un era,

io con dolore busso a lei,

la mia luna santa e oscena,

seducente e goffa,

generosa e infame,

ma regina libera di acrobati petali

lasciati cadere sull’ansimare di

demoni assetati di dolore,

ma digiuni dell’onore.

E’ questa la vita?

Un freddo sguardo,

ed io sopravvivo su questa

distesa di rabbia,

grido ma immobile ancora resto

acerata da questo labirinto

che cresce senza una fine e

inizia dietro la mia assenza forzata,

che resta e parte.

Sì signori mentre io qui recito

il crocevia di una pessima attrice,

voi lasciate invisibili impronte

sulla mia sabbia,

abusata ogni istante dal vento.

 

 

Emanuela Di Stefano - Copyright © 2011

 

 

                                                                                                    Di seguito i particolari del dipinto

 


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